La costruzione del viaggio.
Andrea e Anna, dopo l’avventura in Guatemala, quest’anno decidono di provare la carta dell’Estremo Oriente.
Ci affidiamo a un tour ben fatto, strutture standard che comunque non deludono, perché si decide di investire sulla guida parlante italiano, le nostre sono sempre preparatissime e anche questa volta facciamo centro!
Una Terra ricca di tante cose, da un tempo relativamente recente possiamo scoprirla e amarla come merita.
Il Paese delle mille pagode, dei mille sorrisi, che ammalia fin da subito con la Shwedagon Pagoda di Yangon, il centro buddhista più importante del paese nonché uno dei più rilevanti di tutto il sud-est asiatico.
E che dire del lago Inle? Andre mi ha appena confidato al telefono di quanto sia stata grande l’emozione provata in un luogo cosi’ magico, dalla bellezza disarmante…
E Bagan? Un sito, leggendario, idilliaco, quasi irreale, di cui ci si innamora al primo sguardo.
I dintorni di Mandalay, la città di per sé non è granché, ma ad esempio Amarapura merita una visita perché ospita il ponte U-Bein, il ponte in teak più lungo al mondo.
Altra chicca la distribuzione del pasto ai monaci…incontrarli per strada è abitudine ma vederli tutti insieme, in fila indiana, avvolti nell’abito amaranto con la ciotola in mano per ricevere l’ultimo pasto della giornata, quello delle undici, è una scena suggestiva ed emozionante che scalda il cuore e la spititualità vola…
Rimarrà un sogno sia per loro…sia ahimè per me , risalire il fiume Ayeyarwady in barca per assaporare lentamente lo scorrere della vita quotidiana nella Birmania rurale...
Penso che lasciare Bagan e raggiungere Mandalay a bordo di un’imbarcazione, sia un altro dei must della Birmania…
Ora attenderò i ragazzi per una bella aurora boreale, viaggiare vuol dire anche e soprattutto variare in destinazioni e aspettative…